Dalla medicina narrativa alla “letteratura maladica”
DOI:
https://doi.org/10.53136/979122180808718Parole chiave:
medicina narrativa, letteratura, malattia, metafora, racconto del séAbstract
Il contributo si articola nei territori letterari e offre un itinerario che muove dagli studi sulla medicina narrativa per approdare a quelli sulla ‘letteratura maladica’. Percorrendo i sentieri del ‘regno della malattia’, il saggio passa in rassegna i risultati raggiunti dalla Narrative Medicine intesa come metodologia utile nelle relazioni di cura e di aiuto, attraverso i contributi di Rita Charon, Stefano Calabrese e Stefania Polvani, per poi concentrarsi sull’interpretazione del ‘regno della letteratura malata’. Terreno poco percorso dalla critica fino agli Trenta del Novecento, infatti, come testimonia il celebre saggio-denuncia di Virginia Wolf, la letteratura del «secolo nevrosico» cede il passo, un cinquantennio dopo, a personaggi la cui degenerazione è legata anche alla dimensione corporea. A partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, infatti, ammalati di tubercolosi, aids e cancro sono al centro di un celebre studio di Susan Sontag (La malattia come metafora) da cui prendono avvio le più recenti iniziative formative (seminari, convegni, volumi) sul tema del racconto della malattia nella letteratura italiana dalle origini ai nostri tempi. Ampi percorsi diacronici, come quelli rappresentati dalla collana “Le muse di Ippocrate” diretta da Daniela De Liso, Valeria Merola e Sebastiano Valerio, sono così affiancati da restrizioni di campo come gli studi di Hanna Serkowska e Paola Villani sulla vecchiaia e il declino cognitivo e le recentissime indagini sulle “autopatografie”: narrazioni in prima persona del sé malato. E sono proprio i territori del sé malato a rendere ancor più interessanti le sfide di una narratologia che, secondo Michele Cometa, deve fare i conti con le imperfezioni delle storie, con gli strappi del loro tessuto.
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